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Piccola premessa

Di seguito pubblico una serie di articoli che approfondiscono la situazione, le origini, i comportamenti, la storia e tutto quello che concerne il Pastore dell' Asia Centrale. Molte idee in apparenza possono sembrare contrapposte, ma letti con attenzione, tutti gli autori esprimono un concetto fondamentale: conservare una razza che la natura ci ha consegnato gia perfetta!

J.K. Gorelov: PRESERVAZIONE E SVILUPPO DEL PASTORE DELL' ASIA CENTRALE

Il problema della preservazione e dello sviluppo dei cani da pastore dell'Asia Centrale, relativo sia alle popolazioni native che a quelli prodotti in Russia ed in altri paesi europei, è alquanto complesso. I punti di vista di diversi esperti sono piuttosto inconsistenti ed al momento contraddittori a riguardo.
I cosiddetti Pastori dell'Asia Centrale di selezione naturale sono piuttosto diversi tra loro per taglia, aspetto esteriore, tipo di pelo, colorazione del mantello, livello di aggressività e molti altri elementi distintivi. E’ perciò difficile classificarli come "razza". Molti esperti condividono questo pensiero, che trova ulteriori conferme nel libro "I cani dell'Asia Centrale" di A.G. Labunskiy (casa editrice "Dnepropetrovsk", 1994).
Pertanto di seguito non parleremo di "razza", bensì di "gruppo genealogico".
Si capisce che in questa ottica dobbiamo allontanarci dalla specificazione "Asia Centrale", pur molto diffusa tra i cittadini della ex Unione Sovietica. Comunque un nuovo nome più appropriato per identificare questi cani non è stato ancora deciso, quindi per rispetto della tradizione useremo l'abituale denominazione "Pastore dell'Asia Centrale" o il termine turkmeno "Alabai". Quest'ultimo letteralmente significa "uomo riccamente variopinto", anche se la parola "bai" è in uso in molti paesi di cultuta turca e nelle lingue influenzate da essa per significare "cane". Prima in Turkmenistan venivano chiamati "Alabai" i cani con determinate colorazioni del mantello, mentre adesso questo termine viene usato per indicare tutti i Pastori dell'Asia Centrale nativi.

Alcune tesi che in questa sede vengono portate all'attenzione degli appassionati del Pastore dell'Asia Centrale possono sembrare discutibili, ragion per cui è opportuno che io faccia sapere anticipatamente al lettore su cosa sono basate le mie considerazioni.
Ho studiato gli Alabai per quattro decenni.
Ho vissuto con loro dal 1956 al 1978 nella zona del Badhyzsk. In quei luoghi, nell'estremo Sud del Turkmenistan, nelle zone del Kushkinsk, del Serahsk e del Tahtabazarsk è stato mantenuto un buon numero di Alabai. Ho avuto modo di osservare il lavoro dei cani da pastore, di studiare le relazioni che si stabiliscono tra cani che lavorano a difesa dello stesso gregge e tra cani che lavorano a difesa di greggi diverse e anche i rapporti di questi cani con lupi e altri animali, compresi iene striate e leopardi. Le transumanze annuali che tuttora hanno luogo hanno permesso di fare la conoscenza di cani provenienti da tutto il Turkmenistan e da alcune zone limitrofe di Tagikistan, Uzbekistan e Kazakistan. Le continue intrusioni di greggi di pecore dagli stati adiacenti oltre il confine turkmeno hanno reso impossibile contare i cani da pastore provenienti dal Nord-Ovest dell’Afghanistan e dal Nord-Est dell’Iran. Bisogna anche dire che in Mongolia (6 stagioni di pascolo), nel Caucaso e nelle regioni transcaucasiche, in Bulgaria (5 stagioni di pascolo) ci sono cani simili al Pastore dell’Asia Centrale. Per molti anni gli Alabai hanno vissuto a casa con me. Come digressione romantica aggiungo che, proprio mentre scrivo queste righe seduto nel mio ufficio vicino alla Chernogolovka di Mosca, sette piccoli Alabai che sembrano orsetti stanno cercando di togliermi i calzini dai piedi.

Il problema della preservazione e dello sviluppo dei cani da pastore dell'Asia Centrale, relativo sia alle popolazioni native che a quelli prodotti in Russia ed in altri paesi europei, è alquanto complesso. I punti di vista di diversi esperti sono piuttosto inconsistenti ed a volte privi di fondamento.
In particolare il libro "Il Pastore dell’Asia Centrale" (194 pagine, casa editrice "Ipol", 1996), di E.N. Mychko e di V.A. Belenky, ha suscitato il grande sconcerto mio e di alcuni miei colleghi. L’estrema discutibilità dei loro punti di vista sullo sviluppo del gruppo genealogico (loro preferiscono usare il termine "razza") ci ha costretto a verificare da vicino l’attendibilità dei contenuti del suddetto libro e, di conseguenza, delle conclusioni tratte sulla base di quelli.
Vogliamo portare argomenti al fine di smentire il credo di E.N. Mychko e di V.A. Belenky sul "cane da lupo centroasiatico", come loro spesso chiamano l’Alabai, espresso nella nota "dagli autori" del loro libro (pagina 4): <<...è la nostra razza domestica e nessuno può insegnarci (in modo interessante per chi, personalmente?) come dovrebbero essere questi cani. Il cane dell’Asia Centrale sarà come lo vorremo noi, selezionatori russi, e così buono come noi siamo capaci di farlo.>>. Questa visione delle cose è al contempo non corretta e irrispettosa nei confronti dei nostri colleghi dei paesi in cui vivono le popolazioni native di questi cani. Sfortunatamente non è nostra, non è una razza russa. Il gruppo genealogico in oggetto è connesso alle regioni desertiche, semidesertiche e montuose di Turkmenistan, Uzbekistan, Tagikistan, Kirghizistan, Kazakistan, Afghanistan ed Iran. Per vari millenni i cani da pastore dei predetti stati si sono formati attraverso la selezione umana e naturale, le rispettive ardue condizioni climatiche e lo scarso nutrimento.
Quando questi cani vengono portati in una normale zona della Russia, alcuni loro profili morfologici e di relazione ambientale, insieme ad altre peculiarità, iniziano in qualche misura a variare con il perpetrarsi di molte generazioni.
In Europa mantenere questo gruppo genealogico alle sue caratteristiche originarie è veramente possibile solo attraverso il regolare rinsanguamento con cani nativi dei territori d’origine.
Comunque mantenere la varietà del gruppo genealogico, con le capacità di lavoro ad esso inerenti, è impossibile ed insensato al di fuori della sua zona. Mantenere, e se necessario reintegrare, una popolazione di Alabai è un problema degli allevatori e dei pastori che vivono nei posti di cui questi cani sono originari.
Le affermazioni di E.N. Mychko e di V.A. Belenky, secondo cui per gioielli di rara bellezza come il Pastore dell'Asia Centrale (pagina 4) <<Il progresso della razza va avanti molto velocemente>>, sono inappropriate. E' assai pretenzioso parlare di progresso riguardo un gruppo genealogico formato da una selezione umana e naturale durata più di 4000 anni, dovevamo invece già proteggere i cani nativi dell'Asia Centrale dalle intenzioni di "miglioramento" della razza. In generale il "Darwinismo creativo Sovietico" di migliorare ciò che è antico è sembrato alquanto ardimentoso, quindi quello che c'è di buono e quello che c'è di cattivo e come "migliorare" è lasciato agli allevatori di cani che ne hanno la competenza, che si basano sui loro gusti personali e sulle caratteristiche dei cani che hanno.
A dire la verità, confrontando i Pastori dell'Asia Centrale nativi con quelli di alcuni ceppi di allevamenti in Russia ed in molti paesi europei, si possono già individuare nuove razze di allevamento industriale. Queste hanno la loro utilità ed il diritto di essere riconosciute come razze indipendenti, ma non come Alabai. Certamente questi cani sono tanto diversi dai loro ancestori quanto le decorazioni afghane lo sono dai cani nativi dell'Afghanistan.

E’ naturale che un lavoro di moderna selezione con il fine di "migliorare" una razza antica è in realtà destinato alla creazione di nuove razze sulla base della vecchia. Ciò richiede comunque una certo allenamento vocazionale, oltre che la conoscenza della genetica e della teoria evoluzionista.

Ma questo cosa c’entra con il caso di cui parliamo?

E.N. Mychko e V.A. Belenky sostengono che prima di diventare esperti cinologi loro erano biologi (pagina 3-4). Eppure nel loro libro ci sono sorprendenti perle di analfabetismo biologico, ad esempio (pagina 100): <<E' abbastanza frequente che i cuccioli di Pastore dell'Asia Centrale nascano con la coda corta. E' un fenomeno del tutto normale, se pensiamo che a questi cani la coda è stata tagliata per tanti secoli.>>. Degli ex biologi dovrebbero ricordare l'esperimento di A. Vejsmana, che un secolo fa ha dimostrato che – a prescindere da quante generazioni consecutive di ascendenti di un topo hanno avuto la coda tagliata –, nella posterità di quel topo non ci sarà una sola coda corta.

Suona molto strano anche il paragrafo alla pagina 42, che dice che una cucciolata non soddisfecente – a causa del grave errore di incrociare Pastori dell'Asia Centrale di tipologie differenti – è connessa con <<la rottura della stabilità della genetica delle popolazioni>> – <<le popolazioni sono state separate per molto tempo, per cui i loro patrimoni genetici si combinano male.>>. Innanzitutto non esiste nulla di simile al concetto di "genetica di una popolazione". Il termine "gene" si riferisce ad un carattere (il Dizionario Enciclopedico della Biologia, 1989), anche se a volte questo viene usato per indicare un individuo, ma in nessun caso può essere riferito ad una popolazione. In secondo luogo le popolazioni dello stesso gruppo genealogico non possono viaggiare separatamente, perciò non possono diventare differenti nel comportamento genetico.

L’inconvenzionalità delle visioni evolutive di E.N. Mychko e di V.A. Belenky si evince dal loro affermare che <<l'origine dei cani da pastore dell'Asia Centrale è strettamente legata non alla geografia e alla conformazione del territorio, ma alla storia dei nomadi e degli allevatori di bestiame.>>. Quì gli autori sottovalutano l'importanza della selezione naturale, che è fondamentale nella formazione dell'Alabai, il cui intero ciclo di vita si svolge in Natura. Questo paragrafo contraddice non soltanto il senso comune, ma anche i punti di vista degli autori stessi a pagina 18.

Consideriamo i ragionamenti di E.N. Mychko e di V.A. Belenky, magari ci aiuterà a comprendere le loro idee. Dovremmo cominciare considerando il loro atteggiamento verso i riferimenti bibliografici. E' ovvio che in un libro con le caratteristiche di un reportage una significativa parte dei contenuti è tratta da diverse fonti. Sfortunatamente nel loro libro non è presente una lista della letteratura usata e, con una sola eccezione, non viene fatto alcun riferimento ad essa. E’ impossibile pensare che nessuno prima di loro ha scritto dei Pastori dell’Asia Centrale e che negli ultimi anni non ci sono state pubblicazioni dedicate a questi cani. Mancando i dati bibliografici, è difficile verificare se alcune loro tesi che sono oggetto di polemiche e perplessità sono state prese in prestito, come è probabile, da altri autori.
Prendiamo ad esempio le loro digressioni sulla selezione naturale del Tibetan Mastiff (pagina 37) e sulla presenza di "gruppi isolati" (dove, e anche come, isolati?) di Pastori dell’Asia Centrale sulle montagne del Caucaso (pagina 41).
Chi, dove e quando ha visto gli Alabai utilizzati nella caccia al cinghiale (pagina 21)?
Da quale parte gli autori hanno preso anche i dati più improbabili, come quello che i gatti selvatici possono attaccare gli agnelli nell’ovile (pagina 24)? Chi, dove e quando lo ha visto?
Da dove hanno tirato fuori la favola che in Asia Centrale i cani da pastore combattono contro le iene maculate (pagina 24)? Le iene che vivono in Asia Centrale sono striate, quelle maculate sono in Africa.
Le pubblicazioni degli autori i cui punti di vista sono in disaccordo con le opinioni di E.N. Mychko e di V.A. Belenky vengono del tutto omesse.
Il libro di A.G. Labunskiy (del 1994) non viene affatto citato, benchè molto interessante e basato su considerazioni originali.

Però forse, in questo caso, tacere sulla letteratura di riferimento non è un male, perchè evita cattive interpretazioni di altri autori. L’unico riferimento letterario che abbiamo trovato nel libro distorce il materiale di uno scienziato accreditato. Il Professor V.G. Gepner scrive che il peso della sottospecie desertica del lupo arriva a 35-40 kg, vale a dire che quel peso è relativo agli esemplari più grandi. E.N. Mychko e V.A. Belenky a pagina 49 riportano che secondo V.G. Gepner <<quanto al lupo, anche la più bella sottospecie che vive sulle sabbie del Turkmenistan pesa 35-40 kg, in altre aree della regione i lupi sono più grandi.>>. Il peso medio del lupo del deserto è di 30 kg per i maschi e di 26 kg per le femmine.

Inoltre E.N. Mychko e V.A. Belenky usano il loro stesso materiale così scadentemente come usano quello degli altri: loro considerano <<sbagliato definire affidabile la differenza delle misurazioni di cani di tipologie diverse effettuate in anni diversi.>> (pagina 45). Per me non è affatto chiaro il motivo per cui non è possibile usare misurazioni effettuate in anni diversi. Ad ogni modo, proprio due pagine prima, gli autori confrontano le misurazioni di cani alle esposizioni in città e di cani nativi effettuate in tempi diversi. Non specificano il numero dei cani misurati, risultano i valori medi e i valori massimi di cinque misurazioni, mentre i valori minimi non vengono specificati. Tavole con misurazioni separate dei cani di città e dei cani nativi sfortunatamente non sono presenti.
Anche quanto alla termilogia anatomica, l’uso che ne fanno i due citati autori è licenzioso, ad esempio anzichè <<circonferenza della testa>> loro scrivono <<circonferenza del cranio>> (pagina 46, fig. 5), che, a voler essere magnanimi, non è lo stesso.

E.N. Mychko e V.A. Belenky prestano molta attenzione all’interrelazione tra le tipologie di struttura corporea e le colorazioni del mantello (pagina 31). A questo proposito è necessario dire che nella maggior parte delle regioni dell’Asia Centrale, indipendentemente dal tipo di struttura dei cani, si possono incontrare Alabai con tutte le colorazioni del mantello. C’è la possibilità che un processo statistico effettuato su larga scala possa rivelare in futuro una relazione tra le due cose, ma nessuno si è ancora adoperato in una simile ricerca, quindi anche questa affermazione ha in effetti soltanto carattere di presumibilità.

Nella descrizione dei cani fatta da E.N. Mychko e V.A. Belenky viene proposta l’idea che più alto e più pesante è il cane e meglio è, enfatizzando l’aspetto del confronto fisico con il lupo: <<è importante, per le tecniche di combattimento peculiari del Pastore dell’Asia Centrale, che esso sia più pesante del lupo.>> (pagina 49). Chi, dove e quando ha studiato le tecniche di combattimento dell’Alabai contro il lupo? Le tecniche usate nei tornei di combattimento degli Alabai, le tecniche nei combattimenti senza regole o con regole accessorie e le tecniche di combattimento contro i lupi sono radicalmente diverse.

Nel capitolo "Dai Molossi al Pastore dell’Asia Centrale" E.N. Mychko e V.A. Belenky ripropongono l’assunto vecchio e noto, ma non confermato dall’evidenza di prove, che apparentemente il centro di formazione del gruppo di cani molossoidi sia il Tibet (pagina 9), senza però produrre nessuna argomentazione a sostegno di questa ipotesi. Si tratta della statuetta in terracotta di un cane di tipo molossoide potente come il "Kopek" (cane) centroasiatico, con la coda e le orecchie mozzate. Raffigurazioni di simili cani sono visibili sulla superficie di tazze risalenti all’incirca al 2000 a.C. trovate nel Nord dell'Afghanistan (T.M. Ivanov, "Molossi in Russia", 1997, pagina 56-61).

Secondo E.N. Mychko e V.A. Belenky <<i profani credono che il Turkmenistan sia il centro di origine di questa razza... motivo di questa errata convinzione è la relativa accessibilità delle pianure turkmene.>> (pagina 32). Chi sono in questo caso i profani? Come sopra evidenziato, nel Sud del Turkmenistan e nel Nord dell'Afghanistan ci sono stati i primi ritrovamenti di ossa di cani di questo gruppo genealogico, che si era già formato 4 millenni or sono. In ogni caso la questione delle origini della razza e l'attuale accessibilità della regione non sono collegate e non c'è motivo di parlare dell'isolamento di parti del territorio turkmeno in passato. Quasi tutto il Turkmenistan è attraversato dalle antiche strade della "Grande Via della Seta". La sola area del Badhyzsk, lunga 70 km, è attraversata da 3 antiche strade. La frequenza del passaggio su queste strade era tale che oggi esse si trovano ad un livello dai 3 ai 5 metri inferiore a quello della pianura circostante. Stando a ritrovamenti di epoca premongola, al tempo c'era anche il trasporto di viveri provenenti dalla Cina e le carovane erano accompagnate da cani.

Le digressioni storiche di E.N. Mychko e di V.A. Belenky circa la "Grande Steppa" (pagina 10-12) non sono chiare. Il loro articolo dedicato ai Pastori dell'Asia Centrale, privo di dati essenziali, si intitola "Custodi della Grande Steppa".
Nello stanziamento di "Andronovsk" (civiltà del Bronzo), altrettanto ripetutamente citato nel libro "Il Pastore dell'Asia Centrale" (pagina 12, 13, 18), i resti di questo gruppo genealogico sono sconosciuti, mentre ce ne sono, in quantità non significative, di altri cani.
Inoltre gli autori non producono alcun dato sulla antica distribuzione dei Pastori dell'Asia Centrale nè nella steppa, nè nella zona semidesertica di cui la Grande Steppa stessa consiste.

La formazione del cane da pastore di tipo molossoide è collegata in primo luogo allo sviluppo dell'allevamento degli ovini. L'addomesticamento delle pecore avvenne in Asia Orientale (Shnirelman, "Le Origini dell'allevamento del bestiame", 1980), intorno all’ 8000 a.C., da lì l'allevamento ovino si estese anche all'Asia Centrale. Dunque la questione se lo sviluppo iniziale dei cani da pastore di tipologia molossoide in Asia sia avvenuta da Est verso Ovest o nella direzione opposta rimane aperta. A parere nostro la seconda possibilità è la più probabile.
Nel corso della storia millenaria dei cani dell'Asia Centrale, naturalmente, lo scambio di geni tra popolazioni separate e tra gruppi genealogici differenti ha avuto luogo in tutte le direzioni possibili.
Che gli Alani discendano dai cani centroasiatici, come categoricamente affermato da E.N. Mychko e da V.A. Belenky (pagina 10), è cosa ancora da scoprire. Si fa inoltre riferimento all'Anatolian Karabash, a cui viene parimenti attribuita la discendenza dall'Alabai (pagina 16).

Alla risposta al quesito su quale sia il principale progenitore dei Pastori dell'Asia Centrale si arriverà attraverso lo studio della geografia genetica dei cani.
Purtroppo, però, i primi studi condotti in tale ambito relativamente al gruppo genealogico in argomento (S.P. Knyazev, "Genetica", 1993; S.P. Knjazev, "Collezione scientifica", 1997) lasciano molto a desiderare. Sono stati presi in considerazione esemplari di Pastore dell'Asia Centrale e di Pastore del Caucaso nella sola città di Novosibirsk e tra questi sono stati esaminati solo i più tipici (secondo S.P. Knyazev e coautori...) rappresentanti di razza, così da abbassare ulteriormente la variabilità genetica del già scarso materiale di riferimento.
Da tavole e figure è ben visibile che il Pastore dell'Asia Centrale si congiunge direttamente al gruppo dei cani europei e che il Pastore del Caucaso è nel mezzo tra questi ultimi e le razze giapponesi. Da questi autori proviene la strana conclusione che i Pastori dell'Asia Centrale siano originati dal Tibetan Mastiff, che arrivò in Asia Centrale durante le grandi ripopolazioni umane (VII-IV sec. a.C.)... cioè dopo che l'Alabai aveva già vissuto in Turkmenistan e in Afghanistan per almeno un millennio. Tuttavia gli autori non hanno preso in esame nessun Tibetan Mastiff.
Valuteremo il lavoro di S.P. Knyazev in altre pubblicazioni che siano più approfondite riguardo i cani centroasiatici.

Per quanto concerne le origini dei Pastori dell'Asia Centrale, è estremamente interessante la questione relativa alla loro ibridizzazione con il lupo del deserto ed alla possibilità che i lupi abbiano partecipato alla formazione del loro gruppo genealogico stesso.
Per qualche ragione E.N. Mychko e V.A. Belenky considerano l'esistenza di un ibrido lupo-cane (pagina 10-11) soltanto una leggenda.
Diatribe sull'esistenza di tali incroci in Natura sarebbero infondate: la presenza degli ibridi è registrata in molte regioni, compreso il Turkmenistan (N. Ishadov, "Basi ecologiche per la protezione e l'uso razionale dei mammiferi predatori", 1980, pagina 107-109). Io stesso li ho avvistati ripetutamente nel Badhyzsk e c’è un corrispondente quantitativo di materiale da museo a supporto. A giudicare dal differente livello di attaccatura delle orecchie, esistono ibridi di diverse generazioni. C’è da discutere, piuttosto, sulla questione dell'impurità del sangue di lupo nei Pastori dell'Asia Centrale. Nelle aree in cui è stato mantenuto un buon numero di Alabai, in particolare nel Badhyzsk, insieme ai cani di testa pesante ci sono cani con il cranio più stretto, il muso piuttosto allungato, le guance tirate ed il rilievo occipitale notevolmente pronunciato. Il loro peso arriva a 45-50 kg. Tra questi e i cani più pesanti ci sono differenze di tutti i tipi. Gli Alabai più leggeri e con il muso lungo, quanto alle capacità di lavoro, non sono da meno degli esemplari di testa pesante. Essi sono più rapidi nella corsa ed altrettanto efficienti nello sconfiggere il lupo. Non escludo l’ipotesi che alcune caratteristiche del Pastore dell’Asia Centrale, in particolare la sua stretta osservanza delle dinamiche comportamentali di branco nei tornei di combattimento, parlano di una certa immissione di sangue di lupo. Questo non significa in nessun modo che nell’allevamento industriale dei cani centroasiatici questi dovrebbero essere incrociati con i lupi. La innalzata circospezione di questi ibridi nei contesti urbani sembra paura. L’alto livello di aggressività di alcuni ibridi, che non è escluso, è inoltre poco adatto al contesto urbano.
Ad ogni modo, uno degli argomenti di E.N. Mychko e di V.A. Belenky a sostegno di questa tesi secondo cui il lupo non è da annoverare tra i parenti stretti del Pastore dell’Asia Centrale ha carattere puramente linguistico, oltre ad essere motivo di ilarità: <<Per definizione i cani da lupo schiacciano i lupi, invece di incrociarsi con loro>> (pagina 11). Il termine "cane da lupo" ("Volkodav") è esclusivamente russo. I turkmeni non chiamano gli Alabai "cani da lupo", ma "Goun-Iti" (cani da pastore) o "Chopan-Iti" (cani del pastore).
Gli altri argomenti di E.N. Mychko e V.A. Belenky sulla debolezza del sistema nervoso degli ibridi lupo-cane, cioè <<che non è il caso di peggiorare i cani facendoli accoppiare con i più deboli lupi.>> (pagina 11), sono utili a confermare l’inopportunità di operare tali accoppiamenti a livello allevatoriale, come ho già affermato in precedenza, ma non sono funzionali a dimostrare l’assenza di sangue di lupo nei Pastori dell’Asia Centrale.
La questione dell’affinità dell’Alabai e dei lupi del deserto sarà risolta soltanto attraverso l’indagine genetica condotta separatamente su molte popolazioni.

In Natura, nella maggior parte dei mesi dell’anno i rapporti tra i Pastori dell’Asia Centrale ed i lupi si possono definire di "neutralità armata". I lupi evitano gli scontri con gli Alabai anche quando sono in maggioranza numerica, ad esempio quando un solo cane protegge una pecora isolata o un agnello. I cani allontanano i lupi dal gregge, ma non li inseguono lontano. I lupi attaccano le pecore soprattutto dalla seconda metà dell’estate fino alla metà dell’inverno, cercando di disperdere il gregge o di predare la pecora rimasta fuori dal gregge. In questo modo cercano di evitare gli scontri con gli Alabai. Nella maggior parte dei casi le femmine di Alabai non prendono parte alle lotte contro i lupi.

I rapporti tra i cani e gli animali selvatici più grandi sono diversi. L’asserzione di E.N. Mychko e di V.A. Belenky che i Pastori dell’Asia Centrale affrontano una tigre o un leopardo e vincono gli scontri con le iene (pagina 24), sono un pò dubitabili. Una volta sentito o annusato un leopardo o una iena striata, i cani il più delle volte si abbassano e si tengono vicino al proprietario o al gregge. Se l’animale selvatico si allontana nel pomeriggio, i cani lo inseguono in gruppo abbaiando forte e tenendo una distanza di sicurezza. Gli attacchi al leopardo avvengono molto raramente e solo con la partecipazione del proprietario.

Attualmente in molte zone dei territori d’origine il numero degli Alabai è in declino. A parere di E.N. Mychko e di V.A. Belenky <<le difficoltà che questa razza vive nelle terre native sono dovute alla totale o quasi totale scomparsa del lupo nelle zone pianeggianti del tradizionale allevamento ovino. In seguito allo sterminio dei predatori, i pastori non hanno motivo di tenere i cani da lupo.>> (pagina 42).
E’ vero che il numero dei lupi in alcune aree è molto diminuito, tuttavia, la diminuzione del numero dei cani non è affatto dovuto a questo, bensì alla perdita dell’esperienza tradizionale dell’allevamento degli ovini.
Nella primavera del 1996 ho viaggiato per la parte Sud Occidentale dell’area del Kyzylarvatsk, che congiunge le montagne del Kopetdag e le pianure del Meshed-Messar. Ci sono abbastanza lupi, ma le pecore sono sorvegliate da giovani che fanno i pastori solo per evitare il servizio militare. La maggior parte di loro non è interessata all’allevamento delle pecore e neanche all’allevamento dei cani. Esaminando brevemente più di 100 cani, non ne abbiamo trovati di buoni, nè di medio livello. Sulle montagne della parte Sud Orientale della stessa area a volte si possono incontrare cani eccellenti. Nell’estremo Ovest del Turkmenistan, a Karabozgol, in particolare nel villaggio Kashob, in cui vivono pastori per tradizione ereditaria, gli Alabai generalmente sono molto buoni.
La soluzione di questo problema è il ripristino dell’allevamento di bestiame privato. Se un proprietario possiede un gregge di circa un migliaio di pecore, sarà senz’altro interessato ad avere 5 o 6 cani che lo proteggano ed avrà la possibilità di mantenere una tale muta di cani.

Per avere un’idea del gruppo genealogico dei cani da pastore centroasiatici dobbiamo considerare come si sono formati.
In condizioni di libero accoppiamento il maschio più grande e più forte fisicamente ha avuto una posizione di vantaggio.
Per secoli i pastori hanno tenuto solo una parte della cucciolata, scegliendo i cuccioli con la testa più grande e più attivi. Ciononostante la taglia media dei cani è stata mantenuta, perchè la selezione naturale ha favorito i cuccioli più vitali, mentre la selezione artificiale ha eliminato i cani troppo pesanti, perchè non erano capaci di allontanare i lupi veloci e di difendere il gregge.
Le femmine vengono molto poco nutrite, perciò tra loro quasi non ci sono differenze di potenza fisica o di taglia.
Di solito in una cucciolata vengono lasciati in vita soltanto tre o quattro cuccioli, e una parte di questi non sopravvive. Ad un solo cucciolo frequentemente si dà il soprannome "Ekimen" che significa "asociale", "solitario". E.N. Mychko e V.A. Belenky per qualche ragione traducono questa parola come "unico", che non è corretto. Questo cucciolo sarà quello con più vitalità, cosa che ovviamente non sempre si accompagna con il miglior aspetto esteriore.

Nel loro libro E.N. Michko e V.A. Belenky menzionano continuamente cani grandi (<<all’incirca di altezza al garrese superiore a 90 cm>>) e con gli occhi inclinati. Gli autori rifiutano a questi cani il diritto di appartenenza ai Pastori dell’Asia Centrale (pagina 40-41), anche se nelle aree in cui vivono questi giganti non ci sono altri cani di tipo molossoide all’infuori degli Alabai. La presenza in Natura di simili cani è indiscutibile, ma probabilmente le zone montuose in cui vivono, inaccessibili ai ricercatori, rendono difficile studiarli.
A.G. Labunskiy non ne ha incontrato nessuno durante le sue spedizioni, e questo ricercatore ha viaggiato parecchio in queste zone.
Io in 40 anni di ricerca ne ho visto uno solo, e per una fortunata casualità: una tempesta di sabbia con forte vento proveniente da Sud aveva spinto oltre il confine turkmeno un gregge afghano smarrito dai pastori. Insieme alle pecore era arrivato un cane molto grande di colore grigio chiaro, quasi bianco, con gli occhi posizionati normalmente. Questo cane era di indole molto buona. Ha vissuto per qualche tempo vicino al confine con la zona del Badhyzsk.
E.N. Mychko e V.A. Belenky raccontano di aver visto <<11 cani più alti di 90 cm.>> (pagina 48) .
Sarebbe desirabile sapere dove e quando li hanno visti e quanti di loro appartenevano effettivamente alla tipologia di quei giganti di montagna.
Comunque sia, io non raccomando di escludere completamente questa tipologia di cane dall’allevamento del gruppo genealogico del Pastore dell’Asia Centrale, come suggerito da E.N. Mychko e da V.A. Belenky...ed è completamente inutile evitare di usare Alabai nativi fenotipicamente simili ai Pastori del Caucaso, specialmente se questi si trovano a più di mille chilometri dal Caucaso.
Pertanto il suggerimento di E.N. Mychko e di V.A. Belenky di escludere tali cani dall’allevamento (pagina 40), almeno per quanto concerne il gruppo genealogico del Pastore dell’Asia Centrale, non dovrebbe essere seguito.

La storia dell’allevamento canino sovietico ha conosciuto il fatto che tutti i Siberian Husky sono stati allevati in due razze, da cui la perdita di un genoma unico che oggi avrebbe potuto essere l’orgoglio degli allevatori del paese. Non è necessario ripetere questa esperienza con gli Alabai.
Il gruppo genealogico del Pastore dell’Asia Centrale dovrebbe essere mantenuto in tutta la sua varietà nei paesi di allevamento tradizionale.
Se poi sulla sua base in altri paesi saranno create nuove razze in ragione della selezione dei soggetti di una determinata tipologia e dell’allevamento industriale, questo è un altro discorso. In Turkmenistan la prima razza di questo genere sarà "il cane da combattimento" (non importa in quali altri modi la si chiamerà). Questo sarà dovuto alla selezione di cani grandi e di testa pesante. Inoltre verrà posta grande attenzione sulle femmine.
Nei cani nativi il dimorfismo sessuale è di regola marcatamente espresso. Probabilmente verranno importate femmine di Alabai di grande taglia prodotte dall’allevamento tradizionale della Russia e di altri paesi europei così, poi, grazie alla continua immissione di grandi "kopek" (cani) da pastore, la nuova razza porterà con sè qualità del gruppo genealogico migliori rispetto a quelle delle razze create in Europa sulla base del Pastore dell'Asia Centrale. Sarà ottima cosa la possibilità di reintegrare la popolazione di cani da pastore del Kirghizistan e di altri cani da pastore di montagna.
La contesa dello scettro tra gli allevatori di Alabai nei paesi di allevamento tradizionale favorirà la creazione di diverse razze. La creazione di nuove razze locali può essere benaccolta in ogni caso, tranne nel caso in cui non venga mantenuta la variabilità genetica di alcuni rappresentanti del gruppo genealogico escludendoli dalla nuova razza.
In Russia è stata già creata una nuova razza sulla base dei cani da Pastore dell’Asia Centrale. Ci sono cani grandi, anche se spesso troppo nutriti. In loro il dimorfismo sessuale è espresso in modo più debole, cosa che si riflette in nuovi standard.
Perfino gli Alabai a pelo corto, portati dalla Kushka alla periferia di Mosca sopportano il freddo con facilità se tenuti all'aperto, anche se quelli a pelo lungo sono più adatti per la guardia all'aperto. Nello svolgimento delle mansioni questo può portare alla divisione delle razze.
Almeno per creare meno contraddittori con gli allevatori di Pastori dell'Asia Centrale di allevamento tradizionale, ed usando il buon senso, nello standard di razza sarebbe il caso di alleggerire alcuni punti riguardanti la struttura dentale. Per gli allevatori dei paesi centroasiatici, al contrario, è meglio essere più attenti all'occlusione delle nuove razze basate sull'Alabai.

Sintetizzando tutto quanto detto sopra, noi riteniamo che nei luoghi di allevamento tradizionale il gruppo genealogico del Pastore dell’Asia Centrale dovrebbe comprendere tutte le sue varietà.
Questo perchè dopo quattro millenni di esistenza se lo è meritato e perchè, in aggiunta, sulle sue fondamenta è possibile creare nuove razze di allevamento industriale.
 

J.K. Gorelov
Professore di Scienze Biologiche, membro scientifico veterano dell'Istituto dei Problemi di Ecologia ed Evoluzione dell'Accademia Russa di Scienze di A.N. Severtsov.
Fonte : www.cao.ru

L. Kononenko: SUPERCANI

Questa definizione, data al Pastore dell’Asia Centrale dai cinologi stranieri, è ampiamente meritata.
E’ una delle più antiche razze canine esistenti, probabilmente l’unica a non aver risentito della civilizzazione o della selezione umana.
Il Pastore dell’Asia Centrale è parte della Natura.
Questa razza arriva fino a noi da tempi antichissimi, mantenendo la sua conformazione naturale e il suo carattere straordinario.

Il Pastore dell’Asia Centrale è un cane grande, molto forte, indipendente e incorruttibile. La sua principale caratteristica è il coraggio.
Nei paesi d’origine le capacità di lavoro dei pastori centroasiatici vengono testate per mezzo del combattimento: è così che i cani vengono preparati ad affrontare i predatori. Ci sono molte leggende sulle qualità di combattente del Pastore dell’Asia Centrale, praticamente nessun cane può vincere un combattimento contro un cane di questa razza. Mastiff, Boxer e Alani si arrendono, Rottweiller, American Staffordshire Terrier e Bull-Terrier chiedono pietà, perfino il cugino Pastore del Caucaso lascia il campo di battaglia.

Gli abitanti dei suoi territori d’origine dicono: <<Il Pastore dell’Asia Centrale la mattina si sveglia, fa un ringhio forte e terribile e poi rimane in silenzio per tutta la giornata. Nessun predatore che ha udito quel ringhio potrà mai avvicinarsi alle pecore o alla casa del padrone.>>.
Nonostante la sua grandissima forza e la sua innata diffidenza verso gli estranei, se ben socializzato il Pastore dell’Asia Centrale in famiglia è una creatura molto gentile, tenera. Questi cani hanno infinita pazienza con i bambini, che prendono immediatamente sotto la loro protezione. E’ molto tipico che i Pastori dell’Asia Centrale non permettano ai bambini di avvicinarsi alla porta quando non ci sono i genitori: è il loro modo di proteggerli da visitatori indesiderati. Molti proprietari di questi cani non hanno la serratura alla porta di casa, perché la protezione del padrone e della sua proprietà è compito affidato a questo cane, che sopraffa quelli che violano il territorio su cui vigila!!!
La Natura ha dato anche una grande intelligenza e una mente quasi "umana" a questi cani. I nativi dell’Asia Centrale raccontano molte storie interessanti sulle loro capacità.

Chakan è il nome di un Pastore dell’Asia Centrale che viveva nella famiglia di un vecchio pastore. Una volta, di notte, Chakan andò dal pascolo alla kishlak e svegliò le persone abbaiando forte. Lui non lasciava mai solo il suo padrone, il suo comportamento era segno che era successo qualcosa. La madre chiamò i suoi figli e disse: <<Venite, ragazzi, è successo qualcosa a vostro padre.>>. Chakan li portò dal pastore, ma sfortunatamente era troppo tardi, il suo cuore si era fermato. Allora i figli giurarono che quel cane sarebbe vissuto in casa come un animale sacro. Ma il fedele cane non poteva vivere senza il suo padrone, era troppo triste per la morte del pastore e lui morì pochi mesi dopo.

Un’altra storia sulla meravigliosa psiche del Pastore dell’Asia Centrale. C’era un fuoco acceso in una stalla e la calda estate asiatica provocò un incendio. Improvvisamente le fiamme avvolsero la stalla e la gente, svegliate dal fuoco, era terrorizzata. Soltanto Yulbars, il Pastore dell’Asia Centrale, conservò mente fredda. Buttò giù la porta con il suo forte petto e corse da un cavallo all’altro per condurli verso l’uscita. La sua pelle era tutta escoriata, il suo corpo era sensibile ai minimi soffi d’aria, ma era riuscito a salvare tutti i cavalli. Poi il cane fu curato dagli abitanti del villaggio e guarì dalle bruciature, il suo nome diventò Yulbars-Josur (che significa "coraggio").

I pastori dicono che se una pecora sta male e smarrisce il suo gregge, il Pastore dell’Asia Centrale rimane con lei a proteggerla finchè non arriva il padrone.
Si racconta che una volta i lupi attaccarono un gregge ed i cani da pastore lo affrontarono onorevolmente, ma uno dei cani non partecipò alla lotta. Quando il nemico fu sconfitto, questo cane rifiutò il cibo, sentendosi in colpa, e digiunò fino alla morte.

Dicono, dicono, dicono… i pastori asiatici con le orecchie e la coda tagliati sono ben noti dai tempi antichi. Sul piatto d’argento trovato negli scavi archeologici di Altyn-Depe, in Turkmenistan, c’è una chiara raffigurazione di Pastore dell’Asia Centrale che risale a 4000 anni a.C.!
Adesso è abbastanza difficile trovare cani asiatici di linee pure, ma questa razza deve essere preservata ad ogni costo.

Questa razza è superiore a moltissime razze di allevamento, mantenendo tutte le loro migliori qualità.
Il Pastore dell’Asia Centrale è completamente devoto al suo padrone e, se viene appositamente addestrato, può seguire le piste, perlustrare i dintorni ed inseguire instancabilmente l’intruso. Può essere impiegato anche nella caccia grossa, due maschi di Pastore dell’Asia Centrale possono aiutare il loro padrone nella caccia al cinghiale.
Ci sono cani importati dal Tagikistan, dall’Uzbekistan e dal Turkmenistan che lavorano come cani da pastore in Siberia, nell’azienda agricola collettiva "Medvedskiy", non lontano da Iskitim. Questi cani sono assolutamente insensibili alle basse temperature, non soffrono il freddo neanche negli inverni più rigidi, di tanto in tanto passano anche la notte sulla neve.
Tenere in casa un Pastore dell’Asia Centrale non è difficile, perché non abbaia inutilmente, è quasi inodore, non è fastidioso e non è esigente riguardo il cibo. I cuccioli imparano molto presto a tenere pulito, quasi da soli.
Questa razza ti prende il cuore. Se hai avuto un Pastore dell’Asia Centrale e hai capito la sua anima, non lo cambieresti mai con un cane di un’altra razza.

I primi cani di questa razza furono portati ad Iskitim dal Turkmenistan nel 1982, ma non erano molto adatti per essere usati in riproduzione.
Gli appassionati hanno importato i primi cani da riproduzione dal Tagikistan, nel 1994. Questi si recano in Asia Centrale 5-8 volte l’anno, effettuano le misurazioni dei cani che preferiscono e parlano con i pastori. In questa maniera incrementano la loro esperienza di allevamento.
Sono stati spesi molto tempo e molte risorse prima che dei grandi riproduttori arrivassero ad Iskitim, mentre adesso i membri del nostro Club partecipano ogni anno alle speciali di razza.
I Pastori dell’Asia Centrale di Iskitim hanno primeggiato alle esposizioni di Rostov-na-Donu, di Minsk, di Donetsk, di Kharkov, di Mosca, di Novosibirsk, di Kemerovo, di Barnaul, di Omsk e così via. Per due anni sono stati vincitori dell’Esposizione Internazionale "Eurasia". La femmina Erbet (prop. Kononenko, attuale prop. Semeryakov) fu la vincitrice nel 1992. La femmina Ala-Gulnar (prop. Vidishev), figlia del leggendario combattente tagiko Ala-Palvon (prop. Kononenko), fu Campionessa Russa e vincitrice dell’ "Eurasia" nel 1993. E ancora, nel 1997 Erbet ha vinto la Classe Campioni all’ "Eurasia". I Pastori dell’Asia Centrale di Iskitim sono ben noti a molti allevatori di Russia, Asia Centrale, Ucraina, Bielorussia e così via. Ogni anno il nostro club riceve un sacco di lettere con richieste di collaborazione e di cani da riproduzione. Cani provenienti dall’allevamento di Iskitim sono stati presi a Perm, a Belgorod, a Mosca, a San Pietroburgo, a Gomel, a Tobolsk, a Cheliabinsk, a Khabarovsk, a Vladivostok e così via. I dipartimenti di Novosibirsk, di Kemerovo e di Ust-Kamenogorsk (Kazakistan) sono stati aperti su richiesta dei numerosi appassionati di questa razza. Iskitim è stata la prima città della Siberia in cui i Pastori dell’Asia Centrale sono stati importati dai loro luoghi d’origine.
 

L. Kononenko, Iskitim

E. Tsigelnitskiy; CHE COSA E' IL PASTORE DELL'ASIA CENTRALE

Il "Pastore dell’Asia Centrale" è conosciuto sotto questo nome, ma esso non è del tutto appropriato. Che cos’è l’Asia Centrale? E’ un territorio enorme, più grande dell’Europa: ciò significa diverse condizioni climatiche e un crogiolo di popoli con differenti storie, culture, religioni e stili di vita. Significa perenni distese di neve e ghiacciai sulle alte vette, verdi pascoli montani, zone desertiche e semidesertiche; significa aree prive di vegetazione e rigogliose zone subtropicali. I cani da pastore dell’Asia Centrale sono diffusi su tutto il continente, si possono incontrare dalla costa Orientale del Mar Caspio fino alle zone Nord-Occidentali dell’India e della Cina e fino alle coste dell’Oceano Indiano. In una così grande varietà di condizioni naturali e storico-culturali, si è veramente formata una sola razza di cani da pastore? E sono soltanto cani da pastore?

I cani da pastore dell’Asia Centrale appartengono ad una tipologia di cani domestici molto antica. La loro area copre le zone di formazione dei primi stati, cioè le zone in cui le prime tribù nomadi di allevatori di bestiame passarono allo stile di vita stanziale e all’agricoltura. I progenitori di questi cani sono stati allevati nel periodo aureo delle antiche civiltà e sono serviti come base per la nascita di un grande numero di razze completamente differenti, con diversi impieghi e gloriose storie. Ma quel cane oggi noto con il nome di "Pastore del’Asia Centrale" non ha alcuna pretesa di assumere il ruolo del grande "progenitore universale", è invece uno dei discendenti di quest’ultimo: un ramo del forte albero e niente di più. Per comprendere questo è necessario fare riferimento alla storia ed essere molto precisi nell’uso della terminologia.

Ho già scritto molto e dettagliatamente sull’origine della razza nel libro "La difesa delle greggi", pertanto non ripeterò le componenti della formazione di questi cani durante lo stadio preistorico. Più tardi, tra i primi pastori, i cani da guardia furono suddivisi in base al loro impiego: una parte di loro ha dato inizio ai cani da combattimento e ai cani da salvataggio, inclusi i cani molossoidi; una parte rimase con le sue funzioni iniziali; una parte ha partecipato alla nascita dei cani da pastore più leggeri ed anche dei cani da caccia. Il gruppo dei cani da pastore di montagna è così antico che i loro marker di DNA mitocondriale sono presenti in un gran numero di razze, incluso il levriero. Questo trova conferma negli studi degli scienziati dell’Università Statale di Mosca. I dati ottenuti testimoniano che i primitivi cani da pastore in un modo o nell’altro hanno contribuito alla nascita di molte razze funzionalmente differenti. Questa nozione conferma indirettamente che all’interno dell’intero gruppo genealogico era presente anche la tendenza all’allevamento per "specializzazioni" e che lo stock di cani non era così uniforme nell’impiego come talvolta menzionato nella letteratura.
I cani custodivano il bestiame, cacciavano, erano usati in combattimento, accompagnavano le carovane, vigilavano sulla proprietà. Nelle diverse regioni essi differivano fortemente per mansione, indole, colorazione e tipo di pelo.

Nelle zone Nord-Occidentali dell’India ed in Pakistan si possono incontrare sia cani pesanti e linfatici, sia leggeri cani da pastore, prevalentemente a pelo corto, con il mantello frequentemente a macchie o tigrato. Nel Nord-Ovest della Cina ed in altre aree di quel paese quasi non ci sono cani, perché dopo la Rivoluzione sono stati dichiarati "di sopravvivenza" e perciò soggetti a distruzione. I cani da pastore dell’Afghanistan sono un po’ diversi da quelli che sono comuni nelle repubbliche della ex U.R.S.S. e c’è una loro varietà completamente specifica, conosciuta come "Molosso Ariano", allevata dalle tribù di etnia Pushtun esclusivamente per i combattimenti. In Iran ed in Iraq i cani sono solitamente asciutti, alti sugli arti, talvolta simili ai cani turchi (Karabash, Kangal), raramente a pelo lungo, con il muso leggero e più appuntito. In Russia i cani da pastore del Turkmenistan e del Kirghizistan sono sempre stati rari e poco conosciuti, anche se esperienze del loro utilizzo come cani da lavoro risalgono anche a prima della Rivoluzione e coloro che studiavano i cani dell’Asia Centrale hanno spesso sottolineato le loro grandi qualità, innanzitutto nella guardia e nella difesa. Nel XX secolo in Kirghizistan e in Turkmenistan alcuni allevamenti della R.K.K.A. (Lavoratori e Contadini dell'Armata Rossa) allevavano cani da pastore, i cani utilizzati tanto nei posti di sentinella quanto nella ricerca delle persone scomparse. La protezione dei confini in Turkmenistan e nelle zone transbaikaliche è stata svolta esclusivamente con l’ausilio dei cani aboriginali. Questi svolgevano con pieno successo le stesse mansioni che vengono solitamente affidate ai pastori tedeschi addestrati. I cani da pastore dell’Asia Centrale sono regolarmente stati presenti alle esposizioni dei cani adibiti a lavori speciali, ma il loro numero è sempre stato esiguo, sebbene nelle repubbliche dell’Asia Centrale essi costituiscano la stragrande maggioranza delle razze canine da lavoro.

In Uzbekistan, in Kazakistan, nella Buryatia e nella Tuva si sono formati tipi del tutto specifici di cani da pastore e da guardia, che possedevano alcune particolari caratteristiche inerenti solo ad essi. I cani da pastore della Buryatia e nella Tuva sono a loro volta imparentati con i cani da pastore della Mongolia, così da "chiudere il cerchio" sulla relazione genetica tra i cani da pastore asiatici. Qui prende corpo l’ipotesi sulla discendenza "in toto" dal Molosso Tibetano, che era in realtà anch’esso un cane da pastore, ma semplicemente uno dei tanti e in nessun caso il primo tra i pari. Gli ascendenti dei cani da pastore asiatici hanno viaggiato lontano verso Nord: i loro progenitori sono i cani da caccia provenienti dall’Iran. I cani più pesanti, che formalmente si relazionano al "Nord", portano con loro un chiaro miscuglio di sangue di cani da pastore di montagna. Ancora oggi tra loro si possono incontrare soggetti che non hanno nessuna somiglianza con i cani lupoidi, nonostante i loro centenari incroci con questi ultimi. Basta pensare alla varietà ed alla "latitudine di diffusione". Ma adesso immaginate se l’English Mastiff, il Mastino Spagnolo, l’Alano, il Broholmer, il Rottweiller, il San Bernardo, l’English Bulldog, il Boxer, il Bloodhound, lo Staffordshire Terrier e il Dogue de Bordeaux fossero racchiusi nell’unica razza "Mastino dell’Europa Occidentale" e si decidesse di portarli tutti sotto uno standard unificato. Mi scuso con i lettori per non aver continuato la lista di cui sopra, che dovrebbe elencare almeno altre dieci razze, inclusi i levrieri occidentali… Ve lo immaginate? Unificare le razze precitate – che sono strettamente imparentate, visto che perfino la loro area è molto minore rispetto a quella dei cani da pastore dell’Asia Centrale – è come paragonare un cagnolino a un Mastiff. Ebbene si, le razze canine europee sono estremamente diverse esteriormente, ma da quanti anni sono nell’allevamento industriale? Da quanti anni il loro allevamento è subordinato ad esigenze estetiche? Per quanto questo meccanismo sia paradossale rispetto alla Natura, salvo rare eccezioni finirà per "lusingare" anche gli odierni asiatici…
Dai primitivi cani da Pastore del’Asia Centrale è stato possibile creare diverse razze, che si distinguono sia in base alle componenti esteriori, sia in base all’impiego, adattate ai diversi climi ed alle più disparate esigenze dei loro proprietari. Gli scrupolosi europei sono pronti a riconoscere e ad allevare le loro razze ed a proteggere ognuna di esse come di proprietà nazionale, anche se spesso l’unica differenza che c’è tra loro è il cucuzzolo di montagna su cui sono nati i cuccioli. E invece qui cosa abbiamo? Cento razze racchiuse in una sola. La razza "Pastore dell’Asia Centrale", nelle organizzazioni cinofile della Russia e della ex U.R.S.S., comprende l’ "Alabai turkmeno", conosciuto in passato come "pastore turkmeno". La discussione su come esso sia "turkmeno" e su come esso sia "pastore" è ad oggi ancora aperta. L’attuale standard della razza si basa sulla descrizione dei cani di tipo turkmeno, che è additata come la più desiderabile. Questo standard indica in modo abbastanza preciso i requisiti esteriori non dei cani da pastore dell’Asia Centrale in generale, ma dei rappresentanti del MODERNO CANE DA PASTORE DELL’ASIA CENTRALE (ALABAI TURKMENO) DI ALLEVAMENTO INDUSTRIALE, PRODOTTO DALLA SELEZIONE ESPOSITIVA RUSSA.

Sulla base dei cani aboriginali importati in Russia si sono già sviluppate nuove razze, ma ciò è dovuto alla SELEZIONE IN BASE AL TIPO effettuata sia in fase di acquisizione dei primi riproduttori, sia in fase di selezione delle loro discendenze. Ad esempio, i discorsi sugli attuali cani aboriginali non sono del tutto corretti: in Asia Centrale non è che i cani sono molto diversi per tipologia, bensì fondamentalmente esistono diversi gruppi di cani aboriginali, da cui il comprensibile problema che non tutti corrispondono all’attuale standard. Anche se gli incroci avvengono, soprattutto recentemente. Comunque, dato che ognuno ha i suoi gusti, il discorso dello standard non è molto semplice: si sente continuamente di richieste di apportare variazioni e di includere completamente nello standard diverse tipologie completamente differenti tra loro dal punto di vista anatomico. E qui comincia la speculazione sul tema delle "capacità di lavoro". Certamente l’allevamento industriale è il peggior nemico del cane da lavoro. Gente! Di cosa state parlando? Volete veramente allevare, a Mosca o a Kharkov, cani per la protezione delle pecore dai predatori? E dove andrete a prendere così tante pecore? Ma soprattutto, chi e per quale ragione comprerà i cuccioli? Non è uno scherzo: la protezione del bestiame dai predatori è la funzione basilare di questa razza, fissata non dai secoli ma dai millenni. L’asiatico è in effetti un cane molto eclettico, che possiede molteplici differenti qualità, ma l’utilizzo del suo enorme potenziale di lavoro, in condizioni di selezione radicalmente mutate rispetto al passato, è oramai nelle mani e a coscienza dei proprietari degli allevamenti. Se non volete trasformare l’Alabai in un giocattolo al vostro servizio nelle discipline sportive, nelle competizioni, nei test, etc., stabilite le vostre regole e decidete i vostri test… nessuno ve lo impedisce. E riguardo le capacità di lavoro della razza sarà tutto al suo posto, dal fare la guardia al seguire le piste. Le radici del problema non affondano nei sottotipi della razza o nelle esposizioni o negli standard: l’odierno allevamento industriale è deleterio. Ci può essere una sola soluzione: la ossequiosa aderenza allo standard. Al contempo, per non perdere il genoma unico dei cani da pastore dell’Asia Centrale, gli allevatori possono fare riferimento agli archivi, in cui è facile trovare documenti del periodo in cui è stata effettuata la standardizzazione dei cani domestici, nel 1920-30, e continuare quel lavoro. Si possono esaminare le tipologie aboriginali, esportare riproduttori, creare nuovi allevamenti.

Teniamolo ben presente: l'allevamento degli ALABAI in Russia è stato creato soltanto 20 anni fa dagli appassionati, praticamente da zero.

Bisogna aprire i registri per redigere gli standard. Ma la cosa principale è mettersi al lavoro, non certo pensare a tirare acqua al proprio mulino e a fare i propri interessi sprecando ciò che si sarebbe già potuto accumulare mettendosi al lavoro.
 

E. Tsigelnitskiy – dalla rivista "Friend" 4 / 2003

V.V. Fadin: NIENTE ACCADE PRESTO, NIENTE ACCADE TARDI

La storia delle origini di questa razza ci porta molto indietro nel tempo. Questa razza è antica, la sua originalità è evidente. Noi dobbiamo trattare questa ricchezza con il massimo rispetto, preservandone le forme native.
<<Stirpi, razze e tribù sono generate da clima e spostamenti>>.
L’area di formazione della razza è vastissima ed eterogenea: comprende steppe, aridi deserti e montagne; il suo clima varia da quello di alta montagna al subtropicale. Una tale varietà di forze naturali non può che riflettersi in popolazioni canine di tipologie diverse, che avevano perfino progenitori diversi.
Il cane asiatico, come qualsiasi altra razza canina da lavoro, è stato creato dall’Uomo come ausilio nei differenti compiti che erano connessi con le sue attività e con la vita nomade.
Ogni tribù – avendo una propria storia, cultura e tradizione – ha la sua tipologia di cani di origine asiatica, che può essere più fondamentalmente connessa con la dura vita degli allevatori di bestiame.
Il cane asiatico ha una struttura anatomica forgiata dai secoli, che è completamente in accordo con l’ambiente in cui vive.

La ricerca delle origini delle diverse tipologie ci mostra le più ricche pagine di una selezione secolare che, assorbendo le peculiarità delle creature dell’Uomo e della severa Natura, ha spietatamente separato il grano dalla crusca.
Si è giunti alla conclusione che il Pastore dell’Asia Centrale deve essere allevato in tutte le sue tipologie. Ci sono molte tipologie ed un unico standard, ma che è universale. I Medeliani sono stati sterminati, le Terre Vergini sono state coltivate, il corso dei fiumi è stato invertito, il Pastore dell’Asia Centrale è stato portato ad un unico standard.
Perfino C.N. Bogolubskiy nel 1927, raccontando dei cani del Turkmenistan, scrive: <<Le tipologie di costituzione generale dei cani sono varie. Ci sono cani linfatici, grandi, che somigliano ai San Bernardo, insieme ad esemplari più asciutti. Tale dualità si manifesta soprattutto nel labbro superiore pendente, nelle pieghe della pelle, nella leggerezza del movimento.>> – <<Essendo cani non esigenti, capaci di passare senza problemi dal caldo al freddo e viceversa, in particolare sulle montagne, questi cani possono diventare la base di numerose linee differenti, simili a cani da pastore, Leonberger, San Bernardo.>>.

A. Labunskiy, che ha dedicato la sua vita allo studio di questa razza, di cui si è riempito l'anima, opera la seguente classificazione tipologica:
1. Pastori dell'Asia Centrale
a) Koyuntchi turkmeno
b) Pastore tagiko
2. Alani dell'Asia Centrale:
le tipologie devono ancora essere definite e deve esserne stabilito lo standard, per
essere da esempio nell’allevamento.
3. Mastini dell'Asia Centrale:
a) Alabai turkmeno
b) Dachmarda tagiko.
Seguendo questa suddivisione, nessun cane rimane senza la sua funzione.

Soltanto attraverso l’effettuazione di prove di lavoro concrete diventa possibile fissare le capacità di lavoro, che possono scomparire molto prima delle caratteristiche fenotipiche.
Adesso è necessario incrociare il cane Pastore con il Dachmarda, per ottenere un risultato rispondente alle reali esigenze dello standard.
Il Dachmarda è un cane che decide autonomamente, si distingue per grande tempra, infinita forza fisica ed autocontrollo. Nell’eventualità di un’intrusione questo cane non da segni della sua presenza, guarda dritto davanti a sè, aspetta il nemico in silenzio e lo attacca per ucciderlo. Il Pastore asiatico è un aiutante infaticabile, che obbedisce spontaneamente al pastore, attacca a comando, di solito in branco. Questo cane ha caratteristiche psichiche piuttosto differenti: un comando o un piccolo elemento di disturbo bastano a metterlo in attenzione, poi arrivano gli avvertimenti sonori e l’attacco. Il comando dell’attacco non è invece molto efficace con il Dachmarda che, come qualsiasi cane molossoide, ha bisogno di una forte motivazione per agire, ma in caso di reale pericolo attacca all’istante e per distruggere. La Natura è la maestra dei compromessi, ma ogni compromesso è una perdita parziale.
Abbiamo già avuto un esempio di tale perdita in Russia a metà del XIX secolo, quando l’immissione di sangue di levriero di montagna nelle razze canine da caccia incontrava un entusiasmo di massa. In relazione a questo P.M. Machevariapov, ne "Gli appunti di un cacciatore con il cane", scrisse: <<Se ibridi di prima e seconda generazione vengono fatti accoppiare con altri ibridi, il risultato sarà assolutamente imprevedibile. Questo accade perché la nuova giovane razza non ha il tempo di ambientarsi e diventare tipica. Sono arrivato a questa conclusione basandomi su un gran numero di esperimenti miei e dei miei amici. In terza generazione e successive, questi cani non sono più considerati come ibridi, si possono utilizzare alla stregua di normali riproduttori, cercando di evitare accuratamente la consanguineità stretta. Ma si deve tenere a mente che la stabilizzazione dei caratteri della razza si ottiene, quando necessaria, richiamando il sangue di un maschio o di una femmina di grande qualità e di linee pure.>>. Queste affermazioni del "professore del cane da caccia" ci illustrano il modo in cui abbiamo perso la vera grandezza della razza nativa, ottenendo le anomalie comportamentali che si osservano nel risultato odierno (potenza ibrida?).
Ci sono sistemi di allevamento che funzionano con i Bull-Terrier. L’allevamento in line-breeding è molto comune, la discendenza di un campione viene portata avanti in linee. Non è raro avere in genealogia cinque o addirittura sette rappresentanti di razza (di tipologia) e c’è la banca del seme dei principali riproduttori. Si punta su determinate combinazioni di sangue in out-crossing. I membri dell’allevamento lavorano per far incarnare nei loro esemplari le qualità di diverse linee di sangue. Ad ogni fase si effettuano le verifiche delle capacità di lavoro, ma le linee dei cani sono sempre pure.

Ritorniamo in Asia. I turkmeni sono fieri dei loro cavalli – i preziosissimi Akhal-Tekè –, dei loro cani – i forti Alabai –, e dei loro inestimabili tappeti. Parte integrante della cultura e patrimonio nazionale, ancora oggi l’Akhal-Tekè ci meraviglia con la sua divina bellezza, che mostra le migliori qualità dei cavalli dell’Est.
<<L’armonia di grazia e forza caratteristica dei purosangue tradizionali si può conservare per 3 secoli>>.
Si possono preservare le caratteristiche straordinarie dei cani con l’ausilio degli stessi principi dell’allevamento "popolare". La conferenza "Regolamento del lavoro con cani di razze domestiche e discussione sullo standard del Pastore dell’Asia Centrale" è stata tenuta proprio ad Ashghabat nell’aprile del 1990. La varietà tipologica nell’ambito della razza è stata dimostrata sulla base di cani diversi, presi da greggi di regioni diverse. Si è parlato anche di line-breeding. Il risultato di questa conferenza è stata la redazione dello standard dell’ "Alabai turkmeno" (SAO), che è stato approvato dal Gosagroprom (industria agraria statale) turkmeno.
Questo standard non si è poi rivelato abbastanza soddisfacente per gli allevatori, perché non è possibile racchiudere tutta la varietà della razza senza una appropriata classificazione. Ma anche questo standard definisce dettagliatamente il comportamento dei cani di questa razza, indica le relazioni causa-effetto descrivendone i meccanismi, la morfologia della testa e la struttura dentale. Sono ammesse 3 varianti di occlusione degli incisivi, ma viene sottolineato che la mandibola deve essere grande, larga, con il mento di conformazione robusta e la linea degli incisivi retta. I mastini, i molossi, hanno proprio questo tipo di testa. Per secoli i cani sono stati selezionati per il loro morso forte, devastante. Soltanto pochi cani, mentre stringevano il predatore nella loro potente morsa, sono stati appellati con l’eccitata esclamazione dei pastori tagiki: <<Bosar!>> (mascella d’acciaio). Per caratterizzare i migliori Alabai i turkmeni dicono: <<Si appendono alla lingua>>. Ciò significa che nella tipologia pesante di Pastore dell’Asia Centrale (Dachmarda, Alabai) la potenza del cane da lupo deve essere concentrata innanzitutto nella testa. Il rapporto cranio-muso vicino a 2:1 è molto comune in queste tipologie, il cranio ha una forma quasi cubica, perchè l’attaccatura della mascella è forte e profonda. La dentatura di questi cani deve essere costituita da tutti i 42 denti, facendo attenzione soprattutto alla posizione dei denti ed alla corretta occlusione. In fin dei conti molti validissimi rappresentanti della razza hanno perso la loro qualifica a causa di una non corretta posizione degli incisivi (chiusura a tenaglia e a forbice rovesciata), che non è di fondamentale importanza nell’utilizzo del cane e nelle sue funzioni vitali. Eppure solo i dentisti possono sapere quanti cani, dopo essere stati squalificati, sono stati sottoposti a steccature e ad impianti di protesi per essere corretti nella dentatura.

Il contributo genetico non è che la base del cane futuro. Le condizioni di formazione di un esemplare devono corrispondere alle condizioni di formazione della sua razza (della sua tipologia). Solo l’ambiente naturale forma e fissa le caratteristiche utili senza perdere le specifiche peculiarità comportamentali, favorendo inoltre la manifestazione delle riserve cosmogenetiche.

C’è questo saggio proverbio nell’Est: <<Niente accade tardi, niente accade presto>>. Un determinato tempo è necessario perché la tartaruga venga fuori dal suo guscio ed un determinato tempo è necessario alla maturazione di diversi frutti. In Natura il cane può trovare in ogni periodo i catalizzatori biologici per il suo accrescimento e per il completamento della sua formazione. Espiantato dal suo ambiente nativo, non sempre il cane riesce a compensare la mancanza dei fattori naturali che stimolano il suo sviluppo (l’azione del sole, la composizione chimica dell’acqua e così via). Ciò ha spesso ripercussioni sulle fasi di accrescimento, sulla pigmentazione, sullo stato di salute delle articolazioni, sull’apparato dentale (denti mancanti, ma visibili agli esami radiografici). Quando alcuni cani con denti mancanti cresciuti a Novosibirsk sono stati venduti in Georgia, abbiamo osservato un dato rilevante: l’anno seguente tutti quei cani hanno partecipato alle esposizioni e avevano la formula dentaria completa, non in metallo-ceramica, gli incisivi erano diventati più larghi e i canini avevano acquisito il giusto volume e la loro forma definitiva.
Negli ultimi anni nel nostro allevamento stiamo conducendo un’apposita ricerca di ingredienti naturali che possano in parte compensare il deficit "siberiano" di microelementi e vitamine. Victor Zacharov Stepanovich, specialista di medicina tibetana in grado di usare le preziose tecniche dei templi antichi, ci dedica la sua costante assistenza.
Nel nostro allevamento vengono prodotti circa 20 cuccioli all’anno, ma perfino un così basso numero di esemplari deve essere classificato per tipologie.
I cuccioli che appartengono alla tipologia del Mastino asiatico (classificazione di A. Labunskiy) hanno bisogno di alimentazione separata integrata da argilla, creta, ceneri di ossa e spine di pesce in polvere come integrazione minerale e si deve provvedere periodicamente all’integrazione vegetale: radici di tarassaco e lampone come trasportatori di energia; aneto e mirtillo rosso come stimolatori della funzione renale; grano e oli vegetali come stimolatori di secrezione biliare.
I cuccioli che appartengono alla tipologia del Pastore asiatico (classificazione di A. Labunskiy) ricevono integrazioni come il calcio glicerofosfato e il formaggio fresco arricchito con calcio, che fungono da anabolizzanti non steroidei. Le integrazioni vegetali generalmente usate sono legumi, canapa, lappa e aglio. Durante il periodo del cambio della dentizione è obbligatorio usare fagioli crudi tagliati, mirtilli palustri, ramni marini ed anche succo di mandarino e succo di limone diluito con acqua.
Tutti i cuccioli hanno forte bisogno di allenamento: dopo il cambio della dentizione cerchiamo di affidarli a pastori, contadini e apicoltori, perché il loro sviluppo è rallentato senza esercizio fisico. La considerazione di tutte queste caratteristiche di accrescimento e di sviluppo, insieme alle difficoltà di adattamento, nel tempo ci ha portato – perfino a prima vista – a studiare e ad analizzare più che a condannare.

La chiusura a forbice è comune nel Pastore asiatico di tipologia forte con rapporto cranio-muso vicino a 3:2 ed assi cranio-facciali paralleli, ma è anche difficile da mantenere in seguito a traumi o a patologie.
Ma se ci troviamo di fronte ad un Dachmarda tagiko – l’incarnazione dell’autentica forza selvaggia, che sta diventando più raro del leone di montagna – o di fronte ad un Alabai turkmeno – il cane che ci affascina con il suo aspetto ancestrale da predatore delle caverne e con la sua poderosa grazia da grande felino, in cui si armonizzano forza e nobiltà –, dobbiamo perdonargli l’inclinazione degli incisivi o i denti rotti, perchè le rappresentazioni naturali di perfezione prive di caratteri acquisiti sono molto rare.

Diamo più fiducia alla Natura, dopotutto il Pastore dell’Asia Centrale, come la spada dei Samurai, racchiude in sé migliaia di caratteri che riflettono gli stadi evolutivi.
 

V.V. Fadin , Novosibirsk, agosto 1997 – dalla rivista "The Inform CAO", n. 2

Del Parco Di Guerra

I cuccioli di Maksat e Gizdha

Del Parco Di Guerra

I cuccioli di Maksat e Gizdha